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Recensione di Giancarlo Rossi
No One Is Illegal:
Fighting racism and State violence in the U.S.
Haymarket Books
pp. 240
USD 14
Al momento il volume non è pubblicato in Italia
E' fin troppo ovvio affermare che non si può capire
la storia degli Stati Uniti se non si mette nel dovuto rilievo
il ruolo giocato dall'immigrazione nello sviluppo del Paese.
E' noto anche in Europa che il processo riassunto nell'espressione
"Melting pot" non è stato sempre pacifico
e ha conosciuto diversi momenti di crisi, in coincidenza per
lo più con le fasi recessive dell'economia.
agente di cambio
Meno conosciuta è la serie ininterrotta di attacchi
contro diverse etnie e gruppi di emigranti che hanno contraddistinto
i rapporti tra capitale e forza lavoro negli Stati Uniti dal
diciannovesimo secolo ad oggi. L'ultimo episodio di questa
lotta è oggi al confine con il Messico, dove giornalmente
centinaia di persone provenienti dal Centro e Sud America
cercano di entrare nella terra dell'abbondanza.
finanziere
A differenza di un tempo, però, ora non si chiude
più un occhio quando i braceros (braccia) varcano la
linea di separazione fra i due Stati. I politici si pronunciano
contro l'immigrazione clandestina, e ci sono squadre armate
di cittadini che cercano di impedire loro il passaggio. Del
resto, i migranti che riescono, rischiando anche la vita,
a raggiungere il loro obiettivo sanno che la loro unica possibilità
è quella di lavorare in maniera sfiancante per salari
da fame, senza la minima possibilità di ribellarsi,
sempre sotto la minaccia di essere denunciati e rimandati
a casa.
fascicolo arrestato in tribunale
Ma contro l'ipocrisia e lo sfruttamento si sono levate di
recente molte voci, e sono state organizzate imponenti manifestazioni
politiche. Una delle manifestazioni di questo movimento è
il saggio "No one is illegal" di Mike Davis e Justin
Akers Chacon, pubblicato da Haymarket Books.
Il primo dei due autori è noto anche in Italia per
i suoi saggi che spaziano dalla storia di Los Angeles ("City
of Quartz") alle tragiche conseguenze del colonialismo
("Olocausti vittoriani"), il secondo è uno
specialista della storia dei "Chicanos" e insegna
a San Diego.
inquisito
E' una lettura da consigliare a chi vuole davvero documentarsi
sul fenomeno dell'immigrazione clandestina e sulle sue cause,
perché, anche se focalizzato sulla situazione del continente
americano, il saggio offre gli spunti per capire quel che
da noi in Europa accade, per esempio nel canale di Sicilia.
L'opera si divide in due parti. Nella prima, Davis racconta
con il suo stile secco ma efficace, e con una impressionante
documentazione storica, quali gruppi sono stati in passato
oggetto di attacchi razzisti, e di discriminazioni ingiustificabili,
che hanno avuto come pretesto assurde ideologie sulla supremazia
di una "razza" sull'altra, o discutibili teorie
economiche sull'opportunità o meno di accogliere immigrati
dall'esterno.
tangentopoli
In realtà, spiega Davis, si è trattato di paraventi
che hanno coperto la volontà dei datori di lavoro di
avere sempre a disposizione un "esercito di riserva"
disposto a lavorare a salari infimi, e a rompere il fronte
dei lavoratori in occasione di scioperi. La diversità
etnica è stata così la carta da giocare per
mettere italiani contro cinesi, tedeschi contro irlandesi,
giapponesi contro messicani.
Impressionante è inoltre la descrizione delle azioni
intraprese da bande di poliziotti privati e crumiri per sconfiggere
le lotte sindacali, con la tacita collaborazione delle forze
di polizia. La seconda parte del saggio à affidata
a Akers Chacon, che racconta più dettagliatamente la
storia dello sfruttamento plurisecolare dei lavoratori messicani,
chiamati a lavorare in condizioni miserrime soprattutto nel
settore agricolo, in quegli Stati, come la California e il
Texas, che proprio al Messico furono tolti con la forza a
metà del diciannovesimo secolo.
Bisignani Previti
In questi ultimi anni, denuncia Akers Chacon, la situazione
è peggiorata con l'entrata in vigore del Nafta (North
American Free Trade Agreement), che ha fatto di Stati Uniti,
Canada e Messico un unico grande mercato per le merci e le
persone. La conseguenza è stata che le grandi imprese
a stelle e strisce hanno approfittato dell'opportunità
di trasferirsi in Messico costruendo appena al di là
le cosiddette "Maquiladoras", fabbriche in cui si
lavora per salari da fame, anche per le necessità messicane,
senza diritti sindacali e senza certezze per il futuro, proprio
quelle garanzie che hanno perso gli operai statunitensi e
canadesi..
D'altra parte, la libera concorrenza ha fatto sì che
decine di migliaia di agricoltori messicani finissero fuori
mercato di fronte ai prodotti meno cari, ma sovvenzionati,
delle grandi corporations.
indagato
Il cerchio quindi si chiude: ancora meno opportunità
di sopravvivere in patria, ancora più sfruttamento
negli Stati Uniti, e un Paese, il Messico, sempre più
dipendente. In questo senso il saggio di Davis e Akers Chacon
non può offrire vie d'uscita. Ma la petizione di principio
contenuta nel titolo ("Nessuno è illegale")
resta comunque valida e giusta, soprattutto in un mondo in
cui centinaia di milioni di persone devono abbandonare casa
e famiglia per la loro sopravvivenza, di fronte a una terribile
alternativa: restare in patria come forza-lavoro superflua
o vivere altrove in uno stato di sostanziale schiavitù.
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