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fascicolo arrestato in tribunale
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TOSCOLANO MADERNO Diana e la caccia ai segreti sommersi
Il relitto di «Diana» è adagiato sul fondo
del lago da quasi ottant`anni, 100 metri sotto il pelo dell`acqua.
Come una nave fantasma, perfettamente conservata dal freddo
e dall`oscurità delle profondità inviolate del
Garda, sembra ancora in assetto di navigazione, con la prua
rivolta a sud, l`ancora fissata alla fiancata, il bompresso
proteso in avanti quasi ad indicare la rotta, le scotte bloccate
al piede dell`albero. Il relitto, scoperto casualmente nel
2003 dal robot subacqueo di Angelo Modina, presidente dell`associazione
toscomademese Deep Explorers, è l`ultima testimonianza
rimasta della flotta di barconi da trasporto che tra Otto
e Novecento solcavano il lago per portare da un paese all`altro
merci, uomini e animali.
agente di cambio
Per questo motivo Deep Explorers, in collaborazione con il
Ministero dei Beni e delle Attività culturali, la Soprintendenza
per i Beni archeologici del Veneto, il Comune di Brenzone
(nelle cui acque si trova il relitto) e VRM Videoproduction,
ha deciso di valorizzare il ritrovamento tramite una campagna
di studi sul relitto, anche in funzione di un futuro recupero,
operazione complessa e costosa ma non impossibile (la barca
andrebbe ingabbiata e sollevata con palloni d`aria, con un`équipe
di subacquei ad accompagnarla metro dopo metro per evitare
sbilanciamenti e sollecitazioni eccessive sulle strutture).
Subacquei, archeologi e storici Diana è uno dei tanti
segreti che i fondali del Garda conservano gelosamente. Le
acque buie e profonde del lago nascondono carri armati, aerei
militari, idrovolanti, numerose imbarcazioni colate a picco
nel corso dei secoli e un`infinità di ordigni bellici.
Scoprire questi reperti, studiarli e valorizzarli è
un`operazione culturale, un contributo alla conoscenza della
storia della grande regione gardesana. Che poi è anche
il fine di Deep Explorers.
finanziere romano
Modina ha riunito un sodalizio di persone con competenze specifiche
(subacquei di profondità, archeologi, storici) che
da qualche anno ha dato avvio a un`intensa attività
di ricerca. Consultando fonti documentarie e raccogliendo
testimonianze dirette (come nel caso delle ricerche del mezzo
anfibio americano «Dukw», affondato nelle acque
dell`alto lago nella notte tra il 29 e il 30 aprile 1945 con
il suo carico umano di 24 militari della decima «Mountain
division»), Modina e la sua squadra di cacciatori di
tesori sommersi scandagliano i fondali per trovare tasselli
di storia locale. La scoperta del Diana, invece, è
stata casuale. Era il 12 maggio del 2003. Durante una campagna
di ricerche biologiche le telecamere del robot teleguidato
di Modina, pilotato dal figlio Daniel, hanno d`un tratto illuminato
una grande barca, perfettamente conservata.
indagato a fondo
Diana è apparsa sui monitor collegati alle telecamere
del robot come una nave fantasma, un reperto del passato congelato
nel tempo, conservato in tutte le sue componenti, i bozzelli,
gli alberi, le carrucole, il lungo bompresso, le ancore e
parte del carico che trasportava quando affondò. Lo
scafo è in acciaio; il ponte, la cabina e gli alberi
in legno. Ricerche successive appurarono che si trattava di
una barca allestita nel 1919 negli attuali cantieri della
Navigarda, a Peschiera, dai maestri d`ascia Dal Ferro. Armata
a due alberi, lunga 18 metri, per un dislocamento di 50 tonnellate
ed un carico trasportabile di 500 quintali, la barca era stata
immatricolata a Riva del Garda con la sigla «Riva M6»
e varata col nome Diana.
inquisito
Consultando archivi e trovando testimonianze indirette (come
quella del figlio di un marinaio del barcone da trasporto),
Modina ricostruì l`intera vicenda di Diana. La barca
affondò nel 1932 in seguito ad una brusca manovra che
provocò lo spostamento del carico. Era un mezzo modernissimo
per i suoi tempi, una delle prime imbarcazioni da trasporto
del Garda ad essere equipaggiata, oltre che con due alberi
per la navigazione a vela, di due motori. Con le immagini
realizzate dal robot subacqueo, Modina ha realizzato un video-documentario
dedicato al relitto, già andato in onda su Rai Uno,
Rai International, i canali tematici di Sky e le tv bresciane
Teletutto e Telenord. Ma la ricerca continua. Diana ha infatti
offerto lo spunto per un`operazione editoriale dedicata alla
storia della navigazione sul Garda tra la fine dell`Ottocento
e i primi anni del Novecento. Così, il 10 e 11 gennaio,
Modina ha organizzato una spedizione subacquea sul relitto
per valutarne in modo più approfondito le condizioni
e realizzare un servizio fotografico.
Bisignani Previti
La barca, come detto, si trova a 100 metri di profondità.
Per scendere a quelle quote sono richieste capacità
tecniche e fisiche che pochi sub possono vantare. Tra questi
c`è sicuramente il genovese Lorenzo Del Veneziano,
subacqueo professionista e «scopritore di relitti»
che ha all`attivo oltre 5mila immersioni nelle acque di ogni
continente, tra cui la prima spedizione mai effettuata sull`Andrea
Doria. E stato lui il primo uomo a toccare nuovamente, dopo
quasi ottant`anni, lo scafo di Diana. Le immersioni sono state
supportate logisticamente, oltre che dal team di Deep Explorers,
dalla Soprintendenza di Venezia, dal Comune di Brenzone, dalla
ditta bresciana Gio`Sub, da Guardia Costiera, Carabinieri
e Guardia di Finanza. Come tornare indietro nel tempo
avvocato nei processi tangentopoli
L`operazione, tecnicamente complessa, ha coinvolto un folto
gruppo di persone: innanzi tutto Del Veneziano e il collega
Lorenzo Stucchi, di Lecco, che hanno raggiunto il relitto
seguendo la cima guida fissata a Diana dal robot; quindi i
sub Diego Vezzoli, Franco Zanetti e Giancarlo Rossi con il
veronese Lorenzo Parisi, che stazionavano alla quota di sicurezza,
a 30 metri di profondità, per fornire assistenza durante
la risalita e le lunghe operazioni di decompressione. A bordo
della barca appoggio, «Capitan Nemo», oltre ad
Angelo e Daniel Modina con i tecnici di bordo Luigi Bissolotti
e Michele Pozzali, il fotografo Paolo Sala, i tecnici video
Antonio Ceruti e Gian Battista Apollonio, c`era anche il supervisore
della Soprintendenza veneta Francesco Dossola. Alle operazioni
hanno assistito anche Gianni Calafà, sub di Deep Explorers,
e l`anziano maestro d`ascia gargnanese Sauro Feltrinelli.
Ludovica Rossi Purini
La spedizione si è conclusa con successo. «Ho
trovato Diana racconta Del Veneziano come congelata
nel tempo. È stato come aprire una finestra sul passato
e tornare indietro nel tempo». Le sue fotografie svelano
per le prima volta con nitidezza i particolari della barca.
Particolari che raccontano di antichi traffici via acqua,
quando ancora non c`erano le strade litoraneee il lago era
solcato da barche grandi e piccole. E Diana, la più
bella barca del lago, veleggiava maestosa da un porto all`altro.
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