PARMA - E' come rileggere per immagini in bianco e
nero le storie e i personaggi dei grandi narratori Faulkner, Dos
Passos, Steinbeck. L'America degli anni Trenta, del dopo 1929, del
crollo della borsa di New York, della crisi del mondo contadino,
dei braccianti disperati che si riversavano nella "Dust Bowl",
nella "tazza di polvere" degli stati centrali degli Stati Uniti
alla ricerca della sopravvivenza, tra accampamenti, lunghi
trasferimenti a piedi o sui carri, vita comune, pasti e giacigli di
fortuna. Un piccolo grande capitolo della storia del ventesimo
secolo raccontato da un gruppo di fotografi audaci e sensibili come
Walker Evans, Dorothea Lange, Arthur Rothstein, Gordon Parks, Ben
Shahn per una documentazione preziosa e memorabile voluta all'epoca
dal presidente Roosevelt. L'incredibile e commovente repertorio di
fotografie, appartenenti al gruppo della Fsa americana (Farm
Security Administration), è solo una delle chicche della collezione
infinita dello Csac, il Centro studi e archivio della comunicazione
dell'Università di Parma, il monumentale centro di documentazione
creato da Arturo Carlo Quintavalle e Gloria Bianchino, considerato
il maggiore fondo sul Novecento esistente in Italia forte di dodici
milioni di opere archiviate, costruito grazie alla formula delle
donazioni dirette degli artisti.
Un kolossal culturale che per la prima volta si mette in mostra dal
16 gennaio al 25 aprile, grazie alla sinergia tra Comune e
Università di Parma, con l'ardua selezione di settecento opere,
articolate in cinque sezioni tematiche, con un percorso che si
snoda in quattro prestigiose sedi della città. Lo storico e
centralissimo Palazzo del Governatore, rinato dopo un complesso
restauro che ne ha recuperato tremila metri quadrati destinati
ufficialmente da ora a spazio espositivo, accoglie la sezione arte
(un centinaio di opere sulle milleduecento tra quadri e sculture) e
fotografia (seicento degli oltre nove milioni di pezzi conservati).
La Galleria San Ludovico è dedicata alla moda (con circa duecento
perzzi tra disegni, documenti, riviste, fotografie, abiti ed
accessori all'insegna dell'autentico made in Italy e non solo per
documentare l'apologia dalla haute couture al prêt a' porter, da
Walter Albini a Versace), mentre le Scuderie della Pilotta
accolgono le opere di architettura e design (progetti, disegni,
plastici ed oggetti da Nervi a Munari, da Ponti a Sottsass).
Appendice della rassegna Camera di Commercio, dove sfilano opere di
grande formato. La mostra diventa allora un tuffo
nell'effervescenza creativa del Novecento, tra ricerche
d'avanguardia, crisi apocalittiche, nevrosi esistenziali,
sperimentazione postmoderne, satira sociale, vertigine tecnologica.
C'è la storia di un secolo, che scorre come le pagine di un
manuale, a offrire una lettura sintetica ma puntuale delle tappe di
un'avventura culturale.
L'arte e la fotografia la fanno da padrone. Per l'arte, avverte il
supercuratore Arturo Carlo Quintavalle, "si è voluto dunque
privilegiare un percorso che comunque desse conto delle ricerche
dell'arte a partire dagli anni trenta in poi". Si parte da un
confronto interessante come il grande cartone di Mario Sironi, "La
giovinezza" (1936-1937) per il Palazzo dell'Informazione a Milano,
e "Il fiocinatore" (Il Pescatore) di Lucio Fontana, premio
Tantardini del 1936, col gesso originale. E si continua sviscerando
altri dualismi fra realismi e astrazioni, tra anni Quanta e
Cinquanta, per indagare l'esuberanza della pop-art, la provocazione
dell'arte povera, i ripensamenti critici della Transavanguardia. Si
va dai vortici geometrici di Carla Accardi e Sonia Delaunay, al
sentimentalismo letterario di Guttuso, dai picassiani Birolli e
Cassinari, al realismo sociale di Pizzinato, all'esistenzialismo
felliniano di Sughi, ai maestri dell'informale, all'astrattismo
sulla lezione del Bauhaus, per esplorare l'arte programmata di
Veronesi, Castellani e Bonalumi, fino alla pittura-scrittura di
Boetti. Per chiudere con "D'orme" (2006) di Bruno Ceccobelli, che,
dice Quintavalle, "unisce esperienze alchemiche e memorie oniriche,
la dimensione del sogno e il simbolismo fallico freudiano del piede
con una altissima qualità di esecuzione".
La fotografia, costruita sulla base di alcuni grandi archivi
(Studio Stefani, Publifoto, FSA), offre un affascinante viaggio
lungo cento anni di sperimentazioni tecnico-artistiche, dal
dagherrotipo al digitale. Dai ritratti di Nadar, il fotografo degli
impressionisti, ai paesaggi dei fratelli Alinari, dai reporter
americani per Roosvelt, agli esperimenti di Man Ray e Florence
Henry, una delle grandi protagoniste della fotografia astratta
degli anni fra le due guerre a Parigi, racconta Quintavalle, che
"dialoga anche con Christian Shad e con Moholy Nagy e nelle sue
immagini, tagliate, sghembe, riflesse, si colgono bene le sue
scelte, le sue invenzioni che sono collegate a Dada come al
Surrealismo parigino". E il dopoguerra di Mario Giacomelli, Mimmo
Jodice, Nino Migliori, Luigi Ghiri. Il documento civile di Gianni
Berengo Gardin. E l'impegno di Carla Cerati che "scarnifica i volti
della Milano da bere nella ricerca intitolata Mondo Cocktail",
avverte il curatore. C'è anche Tazio Secchiaroli che immortala
Federico Fellini e la sua aura di sognatore immaginifico. E vale
quasi tutta la visita la famosa sequenza di Hans Namuth dedicata al
"dripping" di Jackson Pollock, al suo famigerato balletto creativo
con pennello alla mano intorno alla tela posta sul pavimento mentre
compone a suon di sgocciolamenti deliranti e febbrili il suo
capolavoro di action painting.
Notizie utili - "Novecento - Arte, Fotografia,
Architettura, Moda, Design" dal 16 gennaio al 25 aprile, Palazzo
del Governatore, Galleria San Ludovico, Scuderie della Pilotta.
Parma.
Orari: tutti i giorni, 10 -19, sabato 10 -24 (ultimo ingresso ore
23). Chiuso il lunedì (ad eccezione del lunedì di Pasqua).
Ingresso: intero ?8, ridotto ?5.
Informazioni: 0521/218889; 0521/218929.
Catalogo: Skira.